lunedì 6 maggio 2013

"Kitchen" Banana Yoshimoto


Ci stupiamo di quanto può essere dolorosa la morte?

Forse solo quando si prova una perdita si capisce un po' di più questa parola così oscura e lontana da noi: morte. Ma in realtà nemmeno tanto.

La Yoshimoto con questo libro, che tra l'altro è il suo esordio, mi ha sconvolto. Sono stata anche io vicina a questi temi per buona parte della mia piccola e breve vita, eppure ho capito al volo le sensazioni e i sentimenti dei protagonisti di questo libro.. un libro dove mi è stato possibile specchiarmi e vedermi ancora lì come la protagonista di "Moonlight Shadows" fissa sul ponte che si affaccia sul fiume ad aspettare di vedere qualcosa o qualcuno. Beata lei che ci è riuscita.

Già mi aveva preso il titolo, inoltre dato che mi stavo incentrando sulla letteratura Giapponese e Cinese mi ero detta: iniziamo con lei.  

Kitchen è un concentrato di emozioni e di sensazioni che solo chi lo legge con una particolare attenzione riesce ad estrarne qualcosa. Quel qualcosa per me è stato un sottospecie di elaborazione di tutto, un senso di solitudine che ti sopraffà quando ti senti perso e senza uno scopo
Mikage è quel tipo di persona che è stata quasi sconfitta dalla morte, che le ha portato via i genitori, i nonni e la sua "seconda mamma" Eriko, ritrovandosi poi in perfetta armonia con Yuichi quando anche lui rimane solo. Capisce i suoi sentimenti, capisce ciò che ha provato e che potrà provare e soprattutto passa quella fase che prende a tutti quando vengono a mancare persone care: desolazione
Alla fine tutti possono pensare, eh povera ha sofferto molto, perché magari a questi non è mai successo niente, per fortuna, e scongiurano il grande demone celeste di far sì che tutti i loro cari stiano in perfetta forma, ma per altri non è così. Per altri è una sconfitta, è l'inizio di una nuova vita, di un nuovo modo di pensare, ma non in senso positivo. In senso di adattamento. E' così...cerchiamo di vivere bene questa vita sebbene feriti dalla perdita dei nostri cari, ma continuiamo...lottiamo anche per loro.
Moonlight Shadows mi ha fatto pensare a tutto ciò, al fatto che alla fine dobbiamo riemergere dalle sofferenze per quanto dure siano e continuare a lottare anche per loro. Qui è ancora più profondo il tema della morte, vissuta da un punto di vista più vivido, più vicino, più sofferente in quanto ci viene descritto in maniera eccelsa dalla Yoshimoto. Satsuki solo alla fine riesce a reagire, solo con il fenomeno Tanabata capisce che deve andare avanti, forse è solo grazie a quell'evento e senza avrebbe continuato a soffrire, ma almeno lo capisce. Non per tutti noi questo momento arriva con questo nome, per lei è stato il Tanabata, per noi chissà che altro, ma l'importante è che ci arriviamo, è che reagiamo, è che continuiamo a vivere questa splendida vita che non torna due volte.

Sì questa Yoshimoto mi è piaciuta assai..non volevo fare una recensione, volevo solo scrivere ciò che mi passava per la testa quando ho letto questo libro, seppur ripetitive so che queste sono le emozioni che mi ha lasciato questo libro. 



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